Convegno dal titolo "Che genere di sport?"

Rosolino

Convegno su genere e sport in occasione della XIII Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia.

In occasione della Giornata Mondiale contro l'Omofobia, il 17 maggio 2017 dalle ore 15 alle ore 17, al Dipartimento di Scienze Sociali dell'Univ. di Napoli "Federico II" (Aula T1), sarà organizzato un convegno dal titolo "Che genere di sport?". L'evento mira a favorire un confronto e una riflessione sui temi del genere e dell'orientamento sessuale nello sport con focus su agonismo e partecipazione sportiva. Presenti, insieme a ricercatori e studiosi del tema, testimoni dalle associazioni e dal mondo sportivo. Per l'occasione sarà proiettato un video saluto di Massimiliano Rosolino sul contrasto delll'omofobia nello sport.

All'interno della comunità internazionale la relazione tra genere e sport ha assunto un ruolo di primo piano nella promozione dei diritti umani e nel riconoscimento del valore delle differenze, in un contesto di pratiche e regole universalizzate. Non più solo uomini ma anche donne e persone appartenenti alla comunità LGBT compongono organizzazioni, gruppi, squadre e tifoserie sportive. Pur essendo di grande evidenza che lo sport contribuisca idealmente alla valorizzazione delle differenze ed incoraggi il dialogo, contrastando pregiudizi, stereotipi e atteggiamenti intolleranti, è pur vero che nel mondo dello sport non sempre tutti gli attori lavorino all'inclusione e alle pari opportunità per tutt*: sacche di pregiudizio e discriminazione permangono ancora.

Pur rappresentando, tutelando e valorizzando i lavoratori professionisti in ambito sportivo, la l. 91 del 23 marzo 1981, marca ancora disparità evidenti, se si considera che, tutt'oggi, nessuna disciplina sportiva femminile è qualificata come professionistica. La mancata qualificazione delle discipline sportive femminili come «professionismo» determina, infatti, pesanti ricadute in termini di assenza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, e di trattamenti salariali adeguati all'effettiva attività svolta; ostacola, inoltre, la capacità di aspirare all'autorealizzazione nello sport. Il discorso si fa ancora più critico quando viene esteso alla comunità LGBT. Molte persone LGBT evitano di prendere parte ad attività sportive perché intimoriti dalla possibilità di essere soggetti ad omofobia, bifobia o transfobia da parte dei gruppi sportivi o delle tifoserie. Altre persone ancora sono costrette a nascondere il proprio orientamento sessuale. La partecipazione di individui trans* è poi una questione ancora più controversa. L'opposizione a sportiv* transgender o transessuali negli eventi sportivi si concentra generalmente sul paradigma del "vantaggio sleale" in relazione ai fattori ormonali, quali i livelli di testosterone più elevati.

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